L’unica parte della pietra a contatto con il ghiaccio è la corona, una stretta porzione del sasso fatta ad anello di dimensioni comprese tra 0,25 e o,50 pollici di spessore (circa 6/12 millimetri) e di 5 pollici di diametro (circa 12,7 cm). I lati dello stone convergono verso il basso verso la corona e la parte interna della corona è concava e vuota per eliminare il ghiaccio. La superficie che viene a contatto con gli altri stone è quella più esterna ed è conosciuta come strikeband.
Tradizionalmente, le pietre per il curling sono fatte con due tipi specifici di granito, chiamati “Blue Hone” e “Common Green”. Entrambi si trovano sull’isola di Ailsa Craig, in italiano “la pietra di Elisabetta”, una piccola isola al largo della costa scozzese dell’Ayrshire. Il “Blu Hone” ha un assorbimento di acqua molto basso, che impedisce l’azione di congelamento ed erosione della pietra, mentre il “Common Green” è un granito di qualità minore rispetto al “Blu Hone”.
Gli stone più moderni sono costruiti da più pezzi e da diversi tipi di granito. Si compongono di un cilindro interno che comprende le due corone (corona indoor e corona openair), che solitamente è fatto di Blue Hone, mentre il resto dello stone è composto di un altro granito.
Una tipica leggenda scozzese narra che quando la pietra di Aisla Craig si sarà esaurita allora il mondo finirà perché non si potrà più giocare a curling.
Nel filmato che segue, tratto da Discovery Channel, potete osservare come nasce uno stone.